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Con Marx e oltre il marxismo
Attualità del marxismo: postfordismo e globalizzazione vs postmodernismo PDF Stampa E-mail
Aree tematiche - Con Marx e oltre il marxismo
Lunedì 03 Marzo 2014 00:00

di Aldo Marchetti

Una breve rassegna degli studi su Marx degli ultimi decenni

Forse oggi è possibile avviare un primo bilancio di una coalizione di pensiero nelle scienze storico sociali che ha attraversato gli ultimi trenta anni e che ha avuto nel marxismo il suo principale punto di riferimento. Preferisco usare il termine coalizione piuttosto che scuola di pensiero. E’ vero che ci sono stati un comune riferimento culturale, influenze reciproche e rapporti di amicizia e tuttavia non è mai esistito un centro unico che abbia prodotto in modo organizzato dei risultati condivisi. Alcuni nomi che vengono in mente sono quelli di Giovanni Arrighi, David Harvey, Marshall Berman, Fredric Jameson, Beverly Silver, Immanuel Wallerstein, Samir Amin, Edward Thompson, Eric Hobsbawn. Alcuni come Arrighi, Hobsbawn e Berman ci hanno lasciati da poco tempo mentre gli altri continuano la loro vita e la loro attività . Si tratta di un semplice elenco che non è tuttavia arbitrario se si pensa che sono accomunati, come abbiamo detto, da un dichiarato riferimento al campo della cultura marxista, usata, peraltro, più come cassetta degli attrezzi che come strumento dottrinario di riflessione. Appartengono poi a discipline diverse che vanno dalla storia alla geografia, dalla sociologia all’economia e alla critica letteraria, ma per tutti i recinti disciplinari hanno significato poco e gli sconfinamenti sono stati piuttosto la regola che l’eccezione, dimostrando anche in questo di essere buoni seguaci del filosofo di Treviri . Un altro tratto comune è la militanza politica nei movimenti pacifisti, nei gruppi e partiti di sinistra: Arrighi negli anni della sua permanenza a Milano aveva fondato il Gruppo Gramsci, Harvey ha partecipato a “Occupy Wall Street”, Bermann ha avuta una lunga militanza nelle formazioni della sinistra americana degli anni ’60-‘70, Thompson e Jameson sono stati esponenti dei movimenti pacifisti inglesi e nordamericani. Vi è infine un’altra curiosa caratteristica comune. Tranne Amin hanno insegnato (e alcuni continuano a farlo) nelle grandi Università delle due coste dell’Atlantico: Cambridge, Oxford, Londra, Harward, New York, Baltimora. A ridosso, e con il fiato sul collo, di quelle onnipotenti sedi del mondo capitalistico occidentale che sono state l’oggetto principale delle loro attenzioni di studiosi. La critica più acuta del grande capitale - serpe in seno - continua a vivere, a contatto di gomito con le Borse di Londra e New York e con le sedi della Banca Mondiale e della World Trade Organization.

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L’esperimento fallimentare del socialismo sovietico nella ricostruzione di Rita di Leo. PDF Stampa E-mail
Aree tematiche - Con Marx e oltre il marxismo
Giovedì 10 Gennaio 2013 17:06

di Paolo Rabissi

Per tre quarti del Novecento l'URSS è stata la nazione del comunismo realizzato. Al suo crollo il silenzio è calato su quell'esperimento. Rita di Leo, che a quella storia ha dedicato una vita, la ricostruisce nell'ultimo suo libro.

During a large part of the past century, USSR was the land of  communism. After it collpsed, the silence had dropped on that experiment. In her latest book, Rita di Leo, who has dedicated her life to the study of communism, reconstructs its history.

Dreiviertel des zwanzigsten Jahrhunderts stellte die Sowjetunion das Land des realisierten Kommunismus dar. Nach dem Zusammenbruch senkte sich Stille über dieses Experiment. Rita di Leo, deren Geschichte er ein Leben widmete, bildet er in seinem letzten Buch nach.

Cresciuta a contatto delle lotte dei braccianti comunisti pugliesi prima, degli edili romani e degli operai del Nord dopo, nella temperie culturale dell’operaismo italiano più radicaleBoris Kustodiev(Quaderni Rossi, Classe Operaia), Rita di Leo ha seguito l’evolversi del socialismo in URSS sin dagli anni sessanta. Con “L’ esperimento profano. Dal capitalismo al socialismo e viceversa” del 2012 (Ediesse, Roma) prova a spiegarci come sono andate le cose, riapre cioè l’analisi di un’esperienza che, dopo il suo fallimento, è stata rimossa fino a diventare un tabù ‘per i suoi protagonisti, i suoi orfani e i suoi nemici’. La sua ricostruzione, al di là del grande interesse intrinseco suscitato da metodo e passione, ci sembra uno strumento importante per qualsiasi studioso del Novecento. L’esperimento profano in   questione (profano, non sacro come quello dei   gesuiti in  Paraguay nel Sud America o come   quello nel Nord dei quaccheri di W. Penn con   Filadelfia) nel XX sec. è  stato quello di rovesciare la logica del potere tradizionale dando alla classe operaia il potere che era stato dell’aristocrazia prima e della borghesia dopo. Come per molti della nostra generazione (i nati a ridosso della guerra) anche per l’autrice furono determinanti avvenimenti come il rapporto di Khrushcev al XX congresso del PCUS  del ’56, la tragedia ungherese dello stesso anno, e poi casi come quello di Pasternak. Per approfondire la conoscenza del paese sovietico si servì della lettura dei giornali, tra cui in  primis la stessa Pravda e il Trud, la lettura del Digest of the Soviet Press statunitense e poi soprattutto dei suoi viaggi in URSS (durante i quali doveva  sfuggire, o provarci, al copione esaltante dell’URSS che i funzionari tentavano di imporle).Tutto ciò contribuì a  suggerire all’autrice (direi più precocemente che a tanti altri) che 1) le classi in URSS non erano state affatto eliminate,  2) che gli intellettuali erano perlopiù antisovietici e 3) che gli operai sovietici erano in realtà scontenti della loro condizione e che la denunciavano in tutti i modi possibili. Di tutto ciò l’autrice ha dato conto nelle sue pubblicazioni dagli anni ’60 in avanti.
La maggioranza dei suoi contatti nel paese del socialismo realizzato era composta da intellettuali: economisti, storici, sociologi, filosofi: dalle conversazioni con costoro emergeva che essi si consideravano penalizzati due volte: socialmente in quanto poco valorizzati, politicamente perché non avevano alcun accesso alle leve del potere, al quale comunque aspiravano. La caratteristica dominante tra loro era l’avversione verso il lavoro manuale e il popolo lavoratore, al quale il partito garantiva l’egemonia politica. Gli intellettuali avversarono quella classe al potere dall’inizio alla fine, finché appunto con Gorbaciov e Yeltsin la parabola del ‘popolo al potere’ si chiuse.
Paradossalmente, dice di Leo, quel popolo al potere ce l’avevano mandato altri intellettuali, i rivoluzionari di professione del ‘17.
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Frizioni PDF Stampa E-mail
Aree tematiche - Con Marx e oltre il marxismo
Venerdì 13 Luglio 2012 00:00

di José Natanson

da Le Monde Diplomatique. Edizione latino americana, numero 153, marzo 2012

Traduzione e cura di Aldo Marchetti

La caduta del muro di Berlino ha eliminato progressivamente l'influenza degli USA in gran parte dell'America latina. Ciò ha permesso l'insediamento di governi progressisti che hanno ottenuto successi economici e politici: la povertà è fortemente diminuita, la crescita economica è superiore a quella degli stati europei.

The Fall of Berlin Wall has progressively eliminated the infuenze of the Usa in a large part of Latin America. This has permitted the rise of progressive governments that have obtained economical and political achievements: poverty has strongly diminished,  the economic growth is bigger than in the European area.

Der Berliner Mauerfall hat den Einfluss der USA über die Mehrzahl Lateinamerikas fortlaufend beseitigt . Als Konsequenz sind neue fortschrittliche Regierungen gebildet worden, die politische und ökonomische Erfolge erreichen. Die Armut ist viel geringer geworden und das Wirtschaftswachstum ist höher als das der Europäischen Länder.

La caduta del muro di Berlino nel 1989 e la dissoluzione del campo sovietico hanno aperto lo spazio all'ascesa di un nuovo tipo di sinistra che è quella che oggi governa quasi tutti i paesi latino americani e tutti quelli del Sudamerica, tranne Colombia e Cile. Il paradosso di una sinistra nuova che nasce quando la vecchia sinistra muore è solo apparente. La fine del dominio bipolare del periodo della guerra fredda infatti ha consentito la salita al potere di partiti e leader che in passato erano stati bloccati dagli Stati Uniti attraverso la destabilizzazione (come in Bolivia), la guerra mercenaria (come in Nicaragua), l'invasione (come in Repubblica dominicana) o il colpo di stato (come nel Cile di Allende).

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Beni Comuni PDF Stampa E-mail
Aree tematiche - Con Marx e oltre il marxismo
Venerdì 13 Luglio 2012 00:00

di Paolo Rabissi

E' in corso uno sforzo  di dare definizione giuridica sempre più precisa alla nozione di Beni Comuni. Certe loro caratteristiche sorprendenti aprono percorsi politici molto interessanti.

The present effort to give legal definition to the concept of Common Goods opens very interesting political paths, due to their peculiar and surprising features.

Gemeingut? Man bemüht sich immer mehr eine exakte juristische Definition des Gemeinguts zu geben, dessen? überraschende Eigenheiten leiten interessante politische Debatte ein.

C'è un filo rosso pratico-teorico che si chiama 'beni comuni' che sembra voler fare da collante a quella miriade di iniziative e riflessioni di segno antagonista che hanno già alle spalle una storia non breve ma che negli ultimi mesi ha conosciuto un'accelerazione tale da far pensare alla possibilità del costituirsi di una nuova egemonia culturale e politica, di una nuova soggettività politica con caratteristiche interessanti soprattutto per la sua trasversalità di classe, di genere, di nazioni, per il suo collocarsi fuori dai binari di partiti e istituzioni ufficiali, per la sua connotazione critica antisistemica (mercato, neoliberismo, ecc.)Quando si sente dire che i referendum di giugno dell'anno scorso sono stati un momento chiave di questo processo che oggi ad esempio si concretizza in ALBA, si coglie nel vero se si aggiunge che quell'esito positivo è stato preparato dal lavoro di centinaia di iniziative locali individuali e collettive dei mesi e anni precedenti, quasi invisibili a causa, non a caso, della scarsa risonanza sui media. 

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Jaques Attali, Karl Marx ovvero lo spirito del mondo, Fazi Editore, 2006 PDF Stampa E-mail
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Venerdì 11 Novembre 2011 00:00

di Aldo Marchetti

Attali non è un marxista e non lo è mai stato. Ha trovato tuttavia nella lettura dei testi di Marx un'utile guida nelle sue ricerche sull'economia del tempo presente. Il ritratto che ha disegnato dell'autore de Il Capitale quindi non haJaques Attali, Karl Marx ovvero lo spirito del mondo, Fazi Editore, 2006 nulla di apologetico e mette in evidenza le lacune, i difetti e le contraddizioni del pensiero marxista. Ciò nonostante la figura del filosofo di Trevisi emerge in tutta la sua grandezza come uno dei massimi pensatori della modernità. Quello forse che con maggiore chiarezza ha saputo analizzare il sistema capitalista in tutti i suoi risvolti compreso quello della tendenza alla globalizzazione. E' proprio la globalizzazione, questo il messaggio di fondo del libro di Attali, a rendere nuovamente attuale il suo sterminato lavoro.

Jaques Attali nell'introduzione del suo libro precisa: “Non sono mai stato e non sono marxista in nessuna accezione della parola”. Quello con l'autore del Capitale è stato per lui un incontro tardivo dovuto a uno scambio di lettere con Louis Althusser. Da allora tuttavia non ha più potuto abbandonare la lettura del filosofo di Treviri, affascinato dalla forza della sua dialettica, dalla potenza del ragionamento e dalla lucidità dell'analisi. Per lui Marx rappresenta:

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Eric Hobsbawn, How to Change the World - Tales of Marx and Marxism, Little, Brown, London 2011 PDF Stampa E-mail
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Venerdì 11 Novembre 2011 00:00

di Laura Cantelmo

Una storia delle sue applicazioni e di come nel socialismo reale si elaborò quella teoria dello stato che Marx e il suo sodale Engels non portarono mai a compimento. L'enorme influsso sulla cultura e sulla teoria politica delEric Hobsbawn, How to Change the World - Tales of Marx and Marxism, Little, Brown, London 2011 XX secolo ne  rendono imprescindibili la conoscenza, l'approfondimento e  il suo riconoscimento come formidabile metodo di analisi della società capitalistica  e delle sue crisi.

Il “racconto” dell'evoluzione della teoria marxiana e l'individuazione dell'umanesimo insito in essa. La sua attualità è dimostrata dall'attenzione ad essa rivolta dagli economisti di scuola liberista. Una storia delle sue applicazioni e di come nel socialismo reale si elaborò quella teoria dello stato che Marx e il suo sodale Engels non  portarono mai a compimento. L'enorme influsso sulla cultura e sulla teoria politica del XX secolo ne rendono imprescindibili la conoscenza, l'approfondimento e il suo riconoscimento come formidabile metodo di analisi della società capitalistica e delle sue crisi.

Marx: un fantasma che si aggira per il mondo e di cui il mondo non riesce a liberarsi. In tempi di anti-comunismo, di demonizzazione indiscriminata di quanto il comunismo reale ha prodotto, potrà  forse sorprendere che le opere marxiane non siano mai veramente finite “in soffitta”, come polemicamente affermava Bordiga. 
Il lavoro di Hobsbawn vuole essere un racconto più che una trattazione accademica o un manuale operativo per militanti.

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Quale potenziale di lotta anticapitalistica nella teoria della decrescita? PDF Stampa E-mail
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Mercoledì 26 Gennaio 2011 00:00

di Adriana Perrotta Rabissi

La riflessione di un matematico e di un filosofo sulla possibilità di fondare una teoria e una pratica volte a superare l’attuale  sistema economico e politico, coniugando una categoria marxiana con la teoria della decrescita.

La dimensione attuale di sacrificio di persone (sia in riferimento a diritti e libertà, anche minime acquisite  negli ultimi decenni, che a relazioni sociali, collettive e individuali ), di sacrificio di animali e di cose (risorse ambientali) costringe a prendere in considerazione qualunque ipotesi non dico di eliminazione, ma almeno di  rallentamento di questo consumo rapido, rapace e distruttivo del pianeta e dei suoi abitanti,  in nome dello sviluppo economico.

Di qui il ricorso frequente al  termine decrescita nei numerosi saggi di studiose e studiosi  dello stato di cose presenti, che ha sostituito l’espressione  sviluppo sostenibile,  rivelatasi un ossimoro.

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Un antagonismo kairologico nel tempo del capitalismo finanziario PDF Stampa E-mail
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Martedì 11 Maggio 2010 00:00

di Antonino Contiliano

Pubblichiamo su questo secondo numero l’intervento di Antonino Contiliano in riposta all’intervista a Costanzo Preve. Data la complessità e la lunghezza del saggio abbiamo deciso di non editarlo come commento all’intervista stessa, ma come un intervento, anche perché pensiamo che si presti a suscitare ulteriori commenti e contraddittori. I lettori del secondo numero della rivista potranno comunque accedere ai contenuti del primo numero cliccando sull’opzione CERCA o riferendosi alla sezione cui l’articolo in questione è collocato: nel caso dell’intervista a Preve, la sezione è CON MARX E OLTRE IL MARXISMO.
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Due articoli di Elvio Fachinelli PDF Stampa E-mail
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Martedì 11 Maggio 2010 00:00

Di Elvio Fachinelli, noto psicologo e psicanalista, che ha lasciato un’impronta forte nella cultura, pubblichiamo due suoi articoli tratti rispettivamente da ‘L’erba voglio’ del sett. 1974 e dal quotidiano Lotta Continua dell’ottobre 1981.

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Intervista a Costanzo Preve PDF Stampa E-mail
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Venerdì 01 Gennaio 2010 00:00

a cura di Franco Romanò

Nell’ampia intervista che pubblichiamo, s'insiste sui punti nevralgici della Trilogia: Storia dell’etica, Storia della dialettica e Storia del materialismo, scritti dal filosofo torinese e tutti pubblicati dall’editore Petite Plaisance. In essa Preve suggerisce alcune linee per un bilancio teorico del socialismo reale, da lui definito comunismo novecentesco. Prendendo spunto dalla critica di Lucáks al materialismo dialettico e dalla sua positiva intuizione dell’ontologia dell’essere sociale, Preve individua nella sovrapposizione fra dialettica logica e dialettica storica, uno dei motivi della sconfitta comunismo novecentesco, che l’autore vede fortemente inquinato da residui positivisti. In tale contesto Preve interpreta il marxismo come filosofia della prassi e non della natura, interpretazione avanzata per la prima volta da Gentile e fatta propria da Gramsci.

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Né rivoluzione né riforme: una nuova strategia per la sinistra PDF Stampa E-mail
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Venerdì 13 Luglio 2012 00:00

di Gar Alperovitz 
articolo pubblicato sulla rivista della sinistra nordamericana “Dissent”, Fall 2011

Traduzione e cura di Aldo Marchetti

In the Usa, owing to the financial crisis, new perspectives of social politics are opening in the so called fourth sector.


Gegen die finanzielle Krise reagieren die USA mit neuer sozialer und politischer Perspektive im Quartärsektor.

Negli USA, di fronte alla crisi finanziaria, si aprono nuove prospettive di politiche sociali nel cosiddetto quarto settore.

Per più di un secolo moderati e radicali hanno considerato la possibilità di cambiare il sistema capitalista da una di queste due prospettive: la tradizione riformista ritiene che le imprese come istituzioni debbano rimanere al centro del sistema ma crede che le politiche di regolazione possano contenere, modificare e controllare le corporations e i loro alleati politici. La tradizione rivoluzionaria assume che il cambiamento possa avvenire solo se le imprese come istituzioni vengono abolite o superate attraverso una crisi acuta, di solito ma non sempre, con la violenza. Ma cosa succede se un sistema non si riforma e non collassa in una crisi?

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Gramsci a Caracas PDF Stampa E-mail
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Venerdì 11 Gennaio 2013 13:22

di Franco Romanò

Jorge Giordani, figlio di un esule italiano e di una militante spagnola, entrambi combattenti nella Guerra Civile del 1936, poi emigrati nel Venezuela, scopre il pensiero di Gramsci durante i suoi studi universitari in Italia e ne diventa uno dei maggiori esperti a livello mondiale, oltre che un divulgatore in America Latina. Il futuro Presidente del Venezuela Hugo Chavez, a sua volta, si appassiona a Gramsci e si laurea in carcere sul suo pensiero, sotto la guida dello studioso italiano. Nel 1998, Chavez nomina Giordani ministro dell'economia e dello sviluppo.
Jorge Giordani, the son of an Italian man and a Spanish militant, both fighting during the Spanish Civil War in 1936, and then emigrated to Venezuela, discovers Gramsci during his university studies in Italy and becomes one of the major experts on his thought all over the world and, in particular, in Latin America. The future President of Venezuela Hugo Chavez, too, is fond of Gramsci and takes a degree on his thoughts, while is in prison, under the lead of the Italian scholar. In 1999, Giordano is nominated Minister of Economy and Development.

Jorge Giordani, figlio di un esule italiano e di una militante spagnola, entrambi combattenti nella Guerra Civile del 1936, poi emigrati nel Venezuela, scopre il pensiero di Gramsci durante i suoi studi universitari in Italia e ne diventa uno dei maggiori esperti a livello mondiale, oltre che un divulgatore in America Latina. Il futuro Presidente del Venezuela Hugo Chavez, a sua volta, si appassiona a Gramsci e si laurea in carcere sul suo pensiero, sotto la guida dello studioso italiano. Nel 1998, Chavez nomina Giordani ministro dell'economia e dello sviluppo.

Jorge Giordani, the son of an Italian man and a Spanish militant, both fighting during the Spanish Civil War in 1936, and then emigrated to Venezuela, discovers Gramsci during his university studies in Italy and becomes one of the major experts on his thought all over the world and, in particular, in Latin America. The future President of Venezuela Hugo Chavez, too, is fond of Gramsci and takes a degree on his thoughts, while is in prison, under the lead of the Italian scholar. In 1999, Giordano is nominated Minister of Economy and Development.

Jorge Giordani, Sohn eines italienischen Verbannten und einer spanischen Aktivistin, beide Kämpfer im Bürgerkrieg von 1936 und spätere Auswanderer nach Venezuela, entdeckt den Gedanken von Gramsci während seines Studiums in Italien und wird zu einem seiner weltweit bedeutendsten Kenner  sowie Verbreiter in Lateinamerika Der künftige Präsident von Venezuela, Hugo Chavez, begeistert sich für Gramsci und absolviert im Gefängnis, unter der Leitung des italienischen Gelehrten, sein Studium über diesen Gedanken. Im Jahr 1998 ernennt Chavez Giordani zum Minister für Wirtschaft und Entwicklung.

Gramsci è studiato in tutto il continente americano, Usa compresi, ma il caso venezuelano è del tutto particolare.images

Per comprenderlo, bisogna partire un po' da lontano e cioè da un esule italiano di Imola che combatté nella guerra di Spagna. Ferito durante l‘assedio di Madrid, riuscì a fuggire insieme alla moglie Conception nella Repubblica Dominicana, dove, nel 1940, nacque il figlio Jorge. Il signore di cui stiamo parlando si chiamava Primo Giordani.

Nel 1944 la famiglia si trasferì in Venezuela, dove il giovane Jorge crebbe e studiò. Quando scoppia la rivoluzione cubana Jorge Giordani, allora diciassettenne, vuole arruolarsi e combattere, ma i genitori gli pongono un veto e lo convincono a venire a studiare in Italia. Lui viene, si iscrive al PCI e nel 1964 si laurea in ingegneria. Ritorna in Venezuela e lavora come ingegnere, ma non si ferma qui perché consegue una seconda laurea in Teoria dello sviluppo presso l‘università del Sussex e – cosa ancor più importante - continua lo studio del pensiero di Gramsci, in cui si era imbattuto durante il soggiorno in Italia. In pochi anni ne diventa uno dei maggiori esperti mondiali, mantenendo stretti contatti sia con l´Istituto italiano, sia con l'International Gramsci Society.
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Capitalismo catastrofico PDF Stampa E-mail
Aree tematiche - Con Marx e oltre il marxismo
Venerdì 13 Luglio 2012 00:00

di Laura Cantelmo

Il capitalismo che accumula catastrofi nell'analisi di John Bellamy Foster: nel corso delle due ultime generazioni l'equilibrio biochimico del pianeta è stato stravolto.

According to John Bellamy Foster capitalism accumulates catastrophes. In the two latest generations the biochemical equilibrium of the planet has been upset.


Katastrophaler Kapitalismus? In der Analyse von John Bellamy Foster sammelt der Kapitalismus katastrophale Szenen: in den letzten zwei Generationen ist das biochemische Gleichgewicht verdreht worden.

Nella critica al capitalismo una delle tematiche che si è andata sviluppando con toni allarmati riguarda sempre più l'impatto sull'ambiente causato da quello che orgogliosamente è stato rivendicato come controllo dell'uomo sulla natura. La sua importanza diventa ineludibile in tempi di 'global heating' e di sconvolgenti variazioni climatiche. Il capitalismo e l'accumulazione delle catastrofi è il titolo di un articolo di John Bellamy Foster (Monthly Review, dicembre 2011) che comprende una disamina del tema fornendo un interessante excursus storico della percezione della catastrofe provocata dalla”vendetta della natura” che dal secolo XIX i filosofi e gli scienziati di indirizzo marxiano hanno avvertito.

Foster non esita ad affrontare senza mezzi termini la drammaticità del problema con dovizia di documenti di carattere scientifico elaborati da illustri climatologi che danno conto dell'estrema gravità della situazione in cui versa il pianeta e dell'ultima chance di salvezza che viene offerta ai suoi abitanti.

Interessante notare come gli esperti valutino la fragilità del pianeta in stretta relazione con l'atteggiamento predatorio nei confronti della natura, speculare a quello che l'attuale sistema tiene nei rapporti con gli esseri umani.

Il tema non è nuovo a chi si occupa di marxismo, a chi è convinto che quella di Marx sia prima di tutto un'indicazione di metodo nell'individuare le possibilità di sopravvivenza dell'intero pianeta, dell'umanità e di una vita non ridotta a merce, ma rispettosa della dignità di ciascuno.

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La vita rivoluzionaria di Frederick Engels, di Tristram Hunt, ISBN, Milano 2010 PDF Stampa E-mail
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Venerdì 11 Novembre 2011 00:00

di Franco Romanò

Hunt ci offre la biografia intellettuale di Engels, le trasformazioni del suo pensiero a contatto con la rivoluzione industriale. Engels politico, organizzatore, antropologo, ma specialmente fondatore della Spd e curatore delle opere diLa vita rivoluzionaria di Friedrich Engels Marx.

1) “Byron e Shelley, erano letti solo dalla classe operaia perché in casa di un borghese erano disdicevoli.” Questa affermazione di Engels, citata da Hunt in questa biografia ci dà subito la cifra del libro: una meticolosa ricognizione della formazione del pensiero di Engels e delle sue osservazioni ‘sul campo’ o sarebbe meglio dire sui diversi campi (da manager dell’azienda di famiglia, a soldato e stratega durante la sollevazione prussiana, all’apprezzamento, da vero intenditore del vino di Provenza, fino all’organizzatore che porterà alla nascita del Partito socialdemocratico tedesco), sembrano costituire un unico modo di procedere da parte di una personalità che faceva dell’esperienza diretta il suo vero campo d'azione. In questo senso, dal libro emerge quello che già si sapeva ma che trova verifiche puntuali e meticolose: la sua complementarietà con Marx, diversissimo da lui, l'accettazione senza invidia (solo con qualche sofferenza durante il periodo ‘manageriale’ della sua vita che Engels subì per mantenere economicamente l'amico), del ruolo di spalla, sottolineata da una frase che ricorre più volte nel libro: "… Marx era un genio, noi altri al massimo avevamo talento…”.

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Su Howard Zinn, storico radical del popolo americano PDF Stampa E-mail
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Mercoledì 26 Gennaio 2011 00:00

di Bruno Cartosio

Marx aveva detto che la storia è la storia della lotta di classe; Zinn – da marxista che è avvertito sulla storicità dello stesso marxismo – aggiorna il maestro e alle classi aggiunge sesso, razza, appartenenza culturale e nazionale.

Un piccolo gioco di specchi: il 6 novembre 2008 Howard Zinn risponde su “The Nation” all’articolo con cui Edward Rothstein ha commemorato Studs Terkel sul “New York Times” di tre giorni prima. Terkel, giornalista radiofonico e storico era morto il 31 ottobre. Rothstein ha scritto che Terkel “sembrava un liberal incoerente…ma se lo guardi più da vicino non riesci a individuare il punto in cui il suo liberalismo scivola nel radicalismo”. Dello storico Studs Terkel – contro l’ideologia mistificante dell’obiettività come “assenza di ideologia” – Zinn difende il fatto che la sua “visione politica” sia presente nelle storie orali da lui raccolte e assemblate; ne difende le posizioni, che definisce “così ragionevoli da fare onore al ‘radicalismo’”.

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Sulla critica femminista dell’ordine liberale In margine a un libro di Wendy Brown PDF Stampa E-mail
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Mercoledì 26 Gennaio 2011 00:00

di Paola Rudan

(Questo articolo fa parte del dossier Il potere: forme, rappresentazioni, contestazioni)


Concepita alla fine degli anni Ottanta come una critica femminista al potere dello Stato liberale nella tarda modernità, la riflessione proposta da Wendy Brown nelle pagine di States of Injury si interroga sui poteri all’interno dei quali prende forma l’opposizione politica democratica e radicale per comprendere come possa sottrarsi ai regimi contemporanei di unfreedom(1). Guarda ai movimenti sociali, dunque, ma senza confondere il «discorso politico accademico» con quello «popolare». Non propone un «programma politico» ma una critica teorica dalla quale emerge «an amorphous but insistent vision of an alternative way of political life» che non è legata a principi politici fissi ma è inseparabile dall’attività di critica del presente(2). Irriducibile a un “discorso sul mondo” – del quale non può mai trasmettere un’immagine completa e oggettiva –, intraducibile in prassi politica, la critica teorica rimane in una posizione “scomoda” rispetto alla realtà e ai movimenti sociali. Un «imbarazzo accademico» che è produttivo quando resta aperto alle tensioni tra il mondo e le sue “contestazioni”, limitandosi perciò a esercitare una funzione diagnostica, ripensando continuamente i propri assunti(3).
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Condizioni di vita e condizioni di lavoro PDF Stampa E-mail
Aree tematiche - Con Marx e oltre il marxismo
Martedì 11 Maggio 2010 00:00

di Antonella Picchio

Quella che qui presentiamo è la relazione presentata il  20/04/2009 al  Quinto Seminario  della Libera Università delle donne di Milano, dal titolo Il corpo al lavoro; la divisione sessuale del lavoro e l’organizzazione dello spazio privato e pubblico, pubblicata sul sito dell’Università delle Donne di MilanoAntonella Picchio è docente di  Economia Politica alle Università di Modena e Reggio Emilia.

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I tortuosi sentieri del capitale. Intervista a Giovanni Arrighi di David Harvey PDF Stampa E-mail
Aree tematiche - Con Marx e oltre il marxismo
Venerdì 01 Gennaio 2010 00:00

da New Left Review 56, marzo-aprile 2009

Traduzione di Laura Cantelmo

D. Parlaci  delle tue origini familiari e della tua formazione culturale.

R. Sono nato a Milano nel 1937. Per parte di madre la mia famiglia era di origini borghesi. Mio nonno, figlio di svizzeri emigrati in Italia, era partito da un livello di aristocrazia operaia fino a diventare lui stesso industriale nei primi anni del XX secolo. Produceva macchine per il settore tessile e in seguito  apparecchiature per il riscaldamento e condizionatori. Mio padre era toscano, figlio di un ferroviere. Era venuto a Milano e aveva  trovato lavoro nella fabbrica del mio nonno materno, finendo poi per sposare la figlia del proprietario. In seguito vi furono tensioni che portarono mio padre a fondare una propria impresa in concorrenza con quella del suocero. Comunque erano entrambi antifascisti il che ebbe grande influenza sulla mia prima  infanzia che fu dominata dalla guerra, dall’occupazione nazista dell’Italia settentrionale dopo la resa di Roma nel 1943, la Resistenza e l’arrivo degli Alleati.

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