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Il personale ed il politico - pag. 5 PDF Stampa E-mail
Editoriali e dibattiti - Dibattito redazionale
Venerdì 01 Gennaio 2010 00:00
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Il personale ed il politico
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Adriana: come contributo al nostro dibattito incollo l’articolo di Lea Melandri che può essere rintracciato sul sito dell’Università delle Donne.

Lea Melandri ha insegnato in vari ordini di scuole e nei corsi per adulti. Attualmente tiene corsi presso l'Associazione per una Libera Università delle Donne di Milano, di cui è stata promotrice insieme ad altre fin dal 1987. E' stata redattrice, insieme allo psicanalista Elvio Fachinelli, della rivista L'erba voglio (1971-1978), di cui ha curato l'antologia: L'erba voglio. Il desiderio dissidente, Baldini & Castoldi 1998. Ha preso parte attiva al movimento delle donne negli anni '70 e di questa ricerca sulla problematica dei sessi, che continua fino ad oggi, sono testimonianza le pubblicazioni: L'infamia originaria, edizioni L'erba voglio 1977 (Manifestolibri 1997);Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli 1988 (ristampato da Bollati Boringhieri, 2002); Lo strabismo della memoria, La Tartaruga edizioni 1991;La mappa del cuore, Rubbettino 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996; Una visceralità indici bile. La pratica dell'inconscio nel movimento delle donne degli anni Settanta, Fondazione Badaracco, Franco Angeli editore 2000; Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati Boringhieri 2001. Ha tenuto rubriche di posta su diversi giornali:"Ragazza In", "Noi donne", "Extra Manifesto", "L'Unità". Collaboratrice della rivista "Carnet" e di altre testate, ha diretto, dal 1987 al 1997, la rivista"Lapis. Percorsi della riflessione femminile", di cui ha curato, insieme ad altre, l'antologia Lapis. Sezione aurea di una rivista, Manifestolibri 1998. [Nota biografica tratta dal sito della Libera Università delle Donne di Milano]

Antiberlusconismo e conflitto tra i sessi

Per quanto mosso da un narcisismo incontenibile e da un senso di onnipotenza che non conosce limiti, sia nell'arte amatoria che nel governo della cosa pubblica, Silvio Berlusconi non può ragionevolmente essere considerato il cinico, diabolico responsabile dei mali che affliggono da millenni il rapporto tra i sessi. Eppure, l'impressione che si ha dal dibattito che ferve intorno al tema sesso e potere, è che, avendo incarnato un immaginario erotico largamente diffuso tra uomini e donne, Berlusconi ne sia anche, sotto molti aspetti, il creatore. La mercificazione del corpo femminile non data dalla nascita della televisione, lo scambio di sessualità con doni, denaro, successo, carriere, o sopravvivenza, non si pratica solo all'interno di Palazzo Grazioli e nelle stanze del potere. Allora perché si parla di sessismo, di patriarcato, di violenza maschile, di uso umiliante del corpo delle donne soltanto adesso? Perché si attribuisce alla vicenda Berlusconi-Noemi, Berlusconi-escort, l'effetto eclatante di uno svelamento, o, come ha detto Nicky Vendola alla trasmissione L'Infedele (28.9.09), di una autobiografia nazionale? La personalizzazione del potere, di cui il Presidente del Consiglio viene da più parti accusato, non rischia di orientare anche il giudizio dei suoi oppositori, nel momento in cui lo si fa protagonista unico di uno dei domini più antichi del mondo, così radicato nella vita dei singoli e delle collettività da essere ancora oggi considerato naturale? Se è vero che, saltati i confini tra sfera privata e sfera pubblica, il corpo, la sessualità, il rapporto uomo-donna si sono venuti a trovare all'improvviso nel cuore della politica -dove sono stati a lungo rimossi, trattati come parenti impresentabili-, non si può dire altrettanto della coscienza femminile che da quasi mezzo secolo è venuta rivoluzionando gerarchie di potere tra i sessi, date come eterne e immodificabili. La cultura maschile, arroccata di etro la maschera difensiva della neutralità, ha fatto orecchie da mercante, ha lasciato che passasse l'onda imprevista e travolgente del femminismo degli anni '70, e ha archiviato l'unica critica radicale alla politica insieme ai sussulti libertari del '68. Poi, per uno di quei dispetti imperscrutabili della storia, è accaduto che, a scoperchiare il vaso di Pandora e a svuotarlo di tutto ciò che è sempre stato visto come non politico, fosse il rappresentante di una della maggiori cariche dello Stato. Un'occasione unica per portare alla luce verità scomode e perturbanti - perché nascoste dietro comportamenti abituali della vita quotidiana di ogni individuo-, ma anche incline, proprio per la sua eccezionalità, a operare nuovi occultamenti. Mescolare, come stanno facendo negli ultimi tempi alcuni giornali e trasmissioni televisive antiberlusconismo e velinismo, rapporto di un'alta carica dello Stato con le donne e mercificazione del corpo femminile, induce alla semplificazione di un problema che, a partire dal degrado della politica istituzionale, si estende a tutte le manifestazioni di ordine privato e pubblico, segnate dal pensiero di un sesso solo, oltre che dagli adattamenti e dalle resistenze, con cui le donne l'hanno fatto proprio. Dopo la fase iniziale, in cui si è giustamente insistito sul pericolo che rappresenta per la democrazia lo scambio tra sessualità e ruoli istituzionali, l'equivalenza tra rappresentanza politica e carriera televisiva, si è finito per spostare i riflettori in direzioni diverse, ma tali da far apparire il rapporto uomo-donna, appena affiorato alla coscienza maschile, un pretesto per altre battaglie. Nel documento della Libera Università delle donne di Milano, che ha raccolto un migliaio di firme, le dimissioni di Berlusconi venivano così motivate: . Di questa, come di molte altre prese di posizione collettive, venute dalle reti e associazioni del femminismo, i giornali che oggi conducono una quotidiana campagna contro il Premier, non hanno dato notizia, limitandosi quasi sempre a invocare la 'ribellione' delle donne in nome della loro 'dignità' offesa. La cultura che su sessismo, patriarcato, corpo politico, si è venuta costruendo nell'arco di quarant'anni, da parte di donne e di alcuni uomini -penso per esempio all'associazione Maschile/Plurale-, non è un caso che sia rimasta ancora una volta in ombra. Portato inaspettatamente allo scoperto dalle vicende berlusconiane, il rapporto tra i sessi ha finito per restare impigliato nei suoi risvolti pubblici -l'intreccio tra televisione, affari e potere politico-, quando non è stato appiattito e confuso col pettegolezzo e lo sdegno moralistico. L'affermazione di Berlusconi -la maggioranza degli italiani vorrebbe essere come me, grande amatore dell'altra metà del cielo, che può permettersi di avere sempre alla sua tavola presenze femminili gradevoli- è stata tradotta da Gad Lerner (/Repubblica/ 28.9.09) in un interrogativo che ogni uomo potrebbe fare a se stesso: . Posta in questi termini, la domanda che vorrebbe far luce sull'immaginario erotico e sulla sessualità maschile, finisce inevitabilmente nelle secche di un discorso riguardante un uomo che assomma in sé un potere smisurato, una doppia onnipotenza, sessuale e politica, come ha scritto ida Dominijanni (/Il Manifesto/, 29.9.09) e che non può perciò che essere invidiato. La messa a tema del sessismo -il potere sulla donna che ogni uomo in quanto tale, noto o sconosciuto, ricco o miserabile, ha ereditato da una cultura patriarcale millenaria-, dopo una breve, timida apparizione, scompare ancora una volta, identificata con l'oggetto primo e unico della battaglia in corso: Silvio Berlusconi. Il sospetto che la questione femminile, l'umiliante rappresentazione del corpo delle donne nei media, ben documentata dal filmato di Lorella Zanardo, sia, più o meno consapevolmente, assunta come mezzo per altri fini, può essere smentito solo quando gli uomini riconosceranno che il nuovo galateo di Berlusconi, come lo ha definito Gad Lerner, è l'altra faccia, antica come il mondo, della misoginia maschile, la maschera edulcorata dall'amore del potere che l'uomo si è attribuito nei confronti dell'altro sesso. Di un Presidente del Consiglio, che mescola con assoluta noncuranza potere mediatico, politico e sessualità, è giusto chiedere che si dimetta, mentre non può non sollevare dubbi la chiamata alla ribellione delle donne offese, senza dire che la peggiore offesa sta nell' ignorare la cultura che la coscienza e l'intelligenza femminile più vicina a noi hanno prodotto, propria a partire dal rapporto tra corpo e polis, sessualità e politica.

Adriana : Finalmente si sta incrinando l'assordante silenzio degli uomini con il comunicato che vi incollo sotto. E' vero che ci sono state precedenti prese di posizione pubbliche da parte di intellettuali, in occasioni particolari, ad esempio in occasione della giornata contro la violenza sessuale, ma si trattava appunto di occasioni considerate eccezionali, e quindi fuori della normalità, non si voleva/sapeva ricondurre l'origine di questi i fatti alla quotidianità della relazione uomo-donna.

Oggi alcune circostanze  hanno reso plateale il maschilismo diffuso, sotteso anche a comportamenti apparentemente amichevoli verso le donne, viziati però da una concezione tradizionalista del ruolo sociale femminile, e interrogano uomini comuni sul proprio sentire e rapportarsi all'altra metà del cielo individualmente e collettivamente.

Questo l’appello:

DA ALCUNI UOMINI ITALIANI

Noi dichiariamo un netto rifiuto della cultura che considera le donne italiane a disposizione degli uomini, cultura rappresentata ed espressa in questi anni soprattutto da Silvio Berlusconi attraverso le sue televisioni, la sua politica e la sua vita, ma anche dal leghismo di Bossi e da molti uomini italiani troppo silenziosi. Noi ci vergogniamo di essere rappresentati all’estero da Silvio Berlusconi come uomo Presidente del Consiglio. Ci impegniamo a promuovere la dignità degli uomini italiani, consapevoli e convinti che oggi più che mai in Italia sia necessaria una forte e diffusa reazione individuale e collettiva a questa cultura nemica delle donne, dell’omosessualità  e degli stessi uomini. Riteniamo sempre più importante un cambiamento degli uomini di ogni età, basato sul rispetto di ogni genere, sulla coscienza della parzialità, sul valore delle differenze, sul piacere delle relazioni paritarie e sulla non violenza. Per un’Italia diversa e migliore. Per aderire scrivere a  Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.



 

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