L’infamia originaria Stampa
Mercoledì 09 Novembre 2016 12:50

di Lea Melandri

Il corpo della donna, nel modo in cui compare sulla scena sociale è già altro da sé. È essenzialmente forza lavoro produttrice di figli, di lavoro domestico e di piacere per l’uomo. Questo costituisce l'originaria violenza sessista patriarcale.
The woman's body, in the way how it appears on the social stage, is from the beginning somethin else: it is essentially labour force producing children, housework and pleasure for the man. All that constitutes the original, sexsist, patriarchal violence.

Riportiamo un capitolo di un testo fondamentale di Melandri, pubblicato in prima edizione nel 1977, perché riteniamo che l'analisi della originaria violenza sessista nei confronti della donne in epoca patriarcale, sia un elemento da tenere in considerazione, soprattutto oggi, in presenza  di una certa confusione e una inedita alleanza tra istanze neo-liberali e istanze fondamentaliste all'interno dei femminismi italiani.

Dal capitolo Lo scarto irriducibile, pagg. 32-35 (Lea Melandri, L'infamia originaria. Facciamola finita col cuore e la politica, Roma, Manifesto libri 1997)


L’economicismo e l’idealismo sono vizi che la sinistra marxista ha ereditato dalla borghesia, ma sono anche evidentemente il prolungamento di un più antico privilegio patriarcale. La confusione tra economia/economicismo, bisogni individuali/individualismo, sessualità/intimismo, nasce, in una forma di cui solo oggi riusciamo a vedere la contraddittorietà, nelle analisi di Marx e Engels.

Prendiamo L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato.

Engels ricostruisce la storia della famiglia,  del rapporto uomo-donna, servendosi delle stesse categorie interpretative che Marx aveva usato per l’analisi dello sfruttamento economico.

Quando si dà per sottinteso che non esiste una differenza specifica uomo-donna, relativa alla sessualità, e che la sessualità femminile coincide col desiderio dell’uomo, l’equivalenza donna=proletario diventa fin troppo facile. Il corpo della donna, nel modo in cui compare sulla scena sociale è già altro da sé. È essenzialmente forza lavoro produttrice di figli, di lavoro domestico e di piacere per l’uomo.

Il predominio maschile non nasce dunque con la proprietà privata e con la famiglia monogamica, come dice Engels, ma si situa all’origine del rapporto tra i due sessi in un atto di espropriazione che solo ora comincia ad affiorare alla coscienza.

Con il predominio della sessualità maschile si instaura anche il primato, materiale e ideologico, delle relazioni economiche su tutti gli altri rapporti sociali.

Nella rigida consequenzialità di tipo economicistico dell’analisi di Engels ( l’asservimento della donna nasce con la proprietà privata e scompare con essa)  ogni omissione e contraddizione diventa indicativa del processo con cui la struttura sessista contemporaneamente fa la sua comparsa e scomparsa. Parlando dell’alta considerazione di cui godeva la donna presso tutti selvaggi e barbari dello stadio inferiore e medio, Engels sente il bisogno di chiarire: alta considerazione della donna, cioè della madre (F. Engels L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, Roma 1972).  la fusione-confusione tra sessualità/maternità sessualità/procreazione è già avvenuta. In un altro punto, all’affermazione che la famiglia monogamica nasce per ragioni economiche e che è fondata sul dominio dell’uomo con l’esplicito scopo di procreare figli di paternità incontestata… poiché questi figli, in quanto eredi naturali, devono entrare un giorno in possesso del patrimonio paterno (F. Engels, op. cit.), fanno seguito alcune riflessioni che contraddicono questa interpretazione, riduttiva e parziale e che potrebbero essere invece l’avvio di un discorso specifico sulla sessualità..

Il passaggio dal matrimonio di gruppo alla monogamia: … quanto più… le relazioni sessuali dell’antica tradizione perdevano il loro primitivo e selvaggio carattere di ingenuità, tanto più esse dovevano sembrare alle donne umilianti ed oppressive, tanto più urgentemente le donne dovevano desiderare come una redenzione il diritto alla castità, alle nozze, temporanee o durevoli, con un solo uomo. Questo progresso tuttavia, non poteva nascere dagli uomini, se non altro perché in generale, anche fino ad oggi, a loro non è mai venuta l’idea di rinunziare ai diritti dell’effettivo matrimonio di gruppo (F. Engels op.cit.).

Dalla sessualità all’economia: … le spose, una volta così facili ad ottenersi, acquistarono ora un valore di scambio e furono comprate”. “Il  concedersi, in origine dovere di ogni donna, fu più tardi praticato soltanto da queste sacerdotesse in rappresentanza di tutte le altre… appare il lavoro salariato e, contemporaneamente, come suo necessario correlativo, appare la prostituzione lucrativa delle donne libere, accanto al coattivo concedersi della schiava.

Ma dove la forzatura economicista perde totalmente di credibilità è nella descrizione che Engels fa del matrimonio proletario.  Mancandogli la proprietà il proletario non avrebbe nessun motivo per far valere il suo dominio sulla donna, a parte una certa brutalità radicatasi da tempo nella coppia monogamica. Per questo vera regola nei rapporti con la donna diventa l’amore sessuale. Un amore, bisognerebbe aggiungere, fatto di molti figli, molti aborti, molte violenze, molte morti per parto. Un concetto abbastanza eccentrico di amore sessuale! Si può essere d’accordo con Engels che il rapporto sessuale per la donna borghese, almeno in passato, finiva per passare del tutto in secondo piano per un’integrazione maggiore negli interessi economici e nelle ragioni ideali, morali dell’uomo. Per i proletari la sessualità sembra meno intralciata da preoccupazioni estranee, eppure il risultato, per quanto riguarda la donna, non è meno violento.

Per innalzare trionfalisticamente l’amore felice delle proletarie bisogna non avere alcun dubbio
sulla identificazione tra piacere e sessualità maschile, e non voler vedere che la sessualità della donna, meno è coperta da altre strutture (materiali, religiose, ideologiche) più rivela la sua parentela violenta e forzata con la maternità, la malattia, la morte.

Il momento in cui il rapporto uomo-donna perde la sua specificità è definito chiaramente da alcuni postulati di equivalenza: sottomissione della donna=divisione del lavoro=antagonismo di classe.

Il primo contrasto di classe che compare nella storia coincide con lo sviluppo dell’antagonismo tra uomo e donna nel matrimonio monogamico e la prima oppressione di classe coincide con quella del sesso femminile da parte di quello maschile. (F. Engels, op. cit.)

Da Engels a Goux: Dal punto di vista genetico, gli antagonismi sociali si sviluppano a immagine degli antagonismi sessuali e familiari, ma strutturalmente, nella società sviluppata, sono gli antagonismi familiari ad essere, su scala ridotta, il riflesso, la mera rappresentazione scenica degli antagonismi sociali. Forse l’opposizione dei sessi è il germe della lotta di classe, oggi l’opposizione dei sessi è lo specchio della lotta di classe.( J.J.Goux, Freud, Marx, Feltrinelli,1976)

Il rapporto uomo-donna perde rilevanza e autonomia, secondo Goux, dal momento in cui, al contrario, i modi e i rapporti di produzione diventano più complessi, più specifici e più autonomi rispetto ai legami parentali. Tra i due livelli significanti si viene a creare uno scarto la cui conseguenza fondamentale sarebbe la subordinazione del conflitto tra i due sessi al più vasto conflitto sociale di classe.

Ora se è vero che la macchina economica tende ad assorbire ogni altra produttività sociale, a regolare e subordinare a sé ogni altro ordine sociale, è anche vero che il rapporto uomo-donna oppone all’inglobamento la sua specificità e la sua autonomia strutturale.

La società capitalistica per un verso e la tradizione politica marxista dall’altro, hanno tentato costantemente di ridurre l’effetto di scarto, separazione, tra un ordine e l’altro.

Il risultato è stato, in entrambi i casi, di ideologizzazione di tutto ciò che concerne la sessualità, e misconoscimento del peso materiale che ha il rapporto tra i sessi all’interno del contesto sociale complessivo.

Oggi si va chiarendo sempre di più l’irriducibilità di un ordine materiale a un altro. Ciò che sembra ridursi invece è la differenza tra padroni e oppositori nel comune assoggettamento alla legge del mercato e nell’acquiescenza all’assunto idealistico che pone la sessualità tra i problemi culturali, etici, psicologici.

Anche il tentativo di Goux di rintracciare nella scoperta freudiana il capovolgimento materialistico operato da Marx per i rapporti di produzione, finisce per rafforzare la convinzione che la conflittualità sociale ha il suo centro nei rapporti economici.

Nell’elaborazione di accostamenti e parallelismi egli mette insieme, per un facile richiamo etimologico, madre, materia, masse.

La possibilità di trattare allo stesso modo e di vedere una omologia tra lavoro salariato (produzione economica) e maternità (riproduzione della specie), entrambi rimossi, cancellati dall’ideologia idealistica, nasce dall’applicazione di un unico criterio interpretativo che è essenzialmente ancora economico.

Il capovolgimento materialistico per quanto riguarda la sessualità non è la scoperta e la valorizzazione della produzione materiale delle donne, del loro essere madri, come per le masse di essere la forza lavoro produttrice, generatrice di valore.

La violenza sessista ha significato per la donna non poter esistere che come donna dell’uomo, non potersi rappresentare la propria sessualità che attraverso il modello maschile, possibilità di acquistare valore solo come luogo abitato dall’uomo. L’antagonismo non è tra la funzione materna la funzione paterna (materia-spirito) perché la madre partecipa, seppure in modo conflittuale contraddittorio, dell’ordine instaurato dal padre. È tra la donna e l’uomo, tra una sessualità che si è imposta e una sessualità cancellata, tra una capacità produttiva che avuto modo di dilatarsi nelle forme più diverse e una produttività ridotta alla sua funzione biologica.

Solo se si tiene presente questo, si esce dall’ottica economicista e dai facili parallelismi che fanno della donna l’operaio della casa e dell’uomo un piccolo padrone domestico, la messinscena appunto dei grandi conflitti sociali.