Il personale ed il politico |
Editoriali e dibattiti - Dibattito redazionale |
Venerdì 01 Gennaio 2010 00:00 |
Il personale e il politicoIl dibattito che qui viene riportato, cui è stato conservato il titolo mutuato da un noto slogan femminista degli anni settanta, è nato occasionalmente da uno scambio di mail della redazione sulla struttura della rivista e che ha finito con l’interrogarsi sull’opportunità di dare spazio alle vicende di natura sessuale del capo del governo (e dintorni) o se in definitiva era meglio tacerne. Alla fine ha prevalso l’idea di rendere pubblica la discussione che, per le diverse posizioni che esprime, è sembrato a tutti potesse interessare chi ci legge.
Franco: … Proporrei di raccogliere il suggerimento di Aldo in un altro modo: un vero editoriale diverso in ogni numero che vada ad aggredire un nodo, un problema di stretta attualità, decidendolo all'ultimo momento a seconda di quello che sta succedendo, magari evitando il priapismo senile mediatico di Berlusconi. Che ne dite? Adriana: … Io invece non eviterei. Molti uomini e donne di destra e sinistra sottovalutano la portata simbolica e politica della questione, riducendola a pettegolezzo, gossip, utilizzando la figura retorica dell’abbassamento, fino alla irrilevanza, comunque qualcosa lontano dalla politica. In realtà, non di interesse più o meno morboso verso il priapismo del capo, si tratta, ma del fatto che il capo di un governo che pretende di legiferare su tutti gli aspetti della vita (nascita e morte, orientamento sessuale, amore, famiglie, convivenze..., tutti temi chiamati, con formula improvvida, eticamente sensibili, quelli ai quali la gerarchia ecclesiastica tiene di più, ben consapevole del fatto che il vero dominio sulle coscienze, menti e cuori degli uomini e delle donne passa attraverso questi valori) disattende in privato i valori dei quali si è proclamato paladino in pubblico, con la stessa arroganza con la quale pretende di imporli alla massa quando fa votare le leggi per ragioni di convenienza politica. Le leggi di questo, come di altri governi, ispirate dalla religione o da opportunismi politici, sono tutte volte a normare in senso repressivo ogni istanza di uscita dal ruolo sessuale assegnato alle donne, ruolo insidiato negli ultimi trent’anni dalle istanze di autodeterminazione delle donne (non tutte) e dalle nuove consapevolezze di uomini (non tutti) nei riguardi del corpo, sessualità, amore, relazioni tra donne e uomini. Queste leggi hanno il compito di confermare una visione del mondo dai ben definiti confini sessuali, che non vanno varcati pena il disordine sociale. Paolo …Quello che a me ripugna è sentirmi dire che in fondo tutti gli uomini me compreso lo invidiano perché in realtà è quello che anche noi tutti vorremmo fare e essere. Ma mi ripugna anche l'idea che la differenza tra me e lui starebbe soltanto nell'essere io un piccolo peccatore rispetto al grande peccatore che è lui. Buttandola sul peccato insomma la questione appartiene a un altro mondo, non a questo e viene delegata al Cristo-Dio, se la vedrà lui e, sapendo che è un grande misericordioso, c'è da ben sperare. Il male in questa questione dunque starebbe nella natura umana, sia pure un po' animalesca, e tuttavia tale da creare fantasie e pruriti, che come tale è eterna e al massimo controllabile, in nome di portamenti più civili, sottoponendo il principio del piacere a maggiore rigore e relegandolo appunto sotto le lenzuola (la doppia morale…). Io non credo neanche un po' che tutti gli uomini desiderino passare unicamente il tempo a scoparsi le donne, credo piuttosto che la creazione di questo mito sia frutto di una costruzione culturale interessata a legittimare le culture di soggezione e sfruttamento. Credo che sia un portato della volontà di potenza dalla quale per fortuna non tutti siamo coinvolti ma che ha la prerogativa di infettare il mondo, al punto che chi non la pensa così sparisce dalla scena sociale, è considerato persona da niente, incapace di virilità potente, emarginato. Spesso anzi questa emarginazione crea i presupposti per scoppi inaspettati di violenza.
Adriana … La conferma che si tratta di una costruzione sociale e non di naturalità sessuale è data dal fatto che quando qualche donna giunge ai vertici della carriera a volte si comporta nello stesso modo degli uomini rispetto allo scambio sesso-potere, perché questo è il modello dominante, e in quanto tale si apprende, non è un comportamento biologicamente connaturato alla sessualità maschile. Venendo al caso in questione, secondo la morale tradizionale la moglie doveva stare zitta, come le donne devono fare, semmai vedersela in privato (non arrivo a pensare a pregare per la conversione del marito, come S. Rita) ; la prostituta/le prostitute dovevano stare al proprio posto, sono puttane e come tali inaffidabili...., così va il mondo, senza distinzioni a priori di destra e sinistra. Quello che il priapismo del capo (rivelato da due donne: moglie, prostituta.... da non sottovalutare la cosa) svela è che la concezione maschilista e patriarcale delle relazioni tra uomini e donne è alla base del sistema, con i relativi premi e le relative punizioni per chi non si adatta; infatti le donne, se sanno comportarsi in un certo modo, che apprendono fin da bambine, traggono vantaggi, privilegi e protezione..., beninteso se stanno alle regole, altrimenti sono mogli ingrate (velina ingrata la Lario), opportuniste (le veline), poco affidabili. Esattamente quest’area di problemi è stata affrontata nel femminismo degli anni settanta, il personale è politico, si disse allora, in rottura con le compagne dell’ UDI, che si battevano per l’emancipazione delle donne in famiglia come nel sociale (lavoro, politica, diritti sociali), senza affrontare la visione maschilista patriarcale (dei loro uomini prima di tutto) sulla quale è costruito il mondo comune di uomini e donne; in rottura con i compagni del PCI e delle formazioni extraparlamentari di allora, che accusavano le femministe di rompere il fronte comune di lotta. Ricordiamo tutte/i il ‘77 quando i compagni di Lotta Continua aggredirono le compagne riunite in un’Assemblea separatista ? Il fatto è che questa impostazione della politica rovescia effettivamente l’ordine costituito, è radicale, rivoluzionaria e, in quanto tale, sovversiva. Adriana … Laura, le tue osservazioni colgono, secondo me, due nodi centrali del discorso. Tu affermi: - ...è difficile e destabilizzante opporsi all'aspetto peggiore del maschilismo e quindi al modello di società e di potere così come va avanti e non accenna ancora a cambiare.Molte teoriche, per quanto ne so io, che non è molto, non tengono conto di questo aspetto che invece è fondamentale...- Proprio questo è il problema generato dai vari proclami trionfalistici di morte del patriarcato, liberazione delle donne nella società, nel lavoro... , che induce la falsa opinione che non ci sia più bisogno di attenzione ai meccanismi di riproduzione sociale e culturale, che ci sia la completa parità, anzi quasi uno sbilanciamento di potere nei confronti del genere femminile che sarebbe oggi più garantito, più forte e privilegiato - soggettivamente e oggettivamente- del tanto bistrattato genere maschile. A prima vista mi pare che le posizioni in campo siano così riassumibili: le veline, le aspiranti alle carriere pubbliche ... sono una minoranza, enfatizzata dai media, la realtà e costituita da donne che lavorano sodo in tutti i campi, in casa e fuori, si sacrificano per la famiglia, sgobbano più di molte altre donne in Europa e Occidente per conciliare le casa e lavoro, sono le migliori negli studi e nelle ricerche, senza negare la loro femminilità. II risultato è ribadire gli stereotipi sessuali della funzione primaria delle donne la cura del mondo, delle persone, degli animali (ingentilire i costumi, controllare la barbarie innata maschile...) . Oppure si sostiene che ormai le donne hanno raggiunto consapevolezza del proprio valore e del proprio potere, sono autonome e autodeterminate, possono fare quello che vogliono, scegliere di usare il proprio corpo come credono, come business, trascurando il fatto che i famosi: io sono mia , riappropriazione del corpo , il corpo è mio e lo gestisco io, volevano esprimere nella sintesi dello slogan la ricerca pratico-teorica per scardinare un sistema di relazioni uomo donna basato sulla codificazione di ruoli sessuali, metteva in crisi un certo modo di intendere la sessualità maschile e femminile, l’amore, l’ immaginario comune, scientifico e filosofico sui corpi, di donne e uomini nei vari cicli di età, i significati simbolici attribuiti ai corpi, e di conseguenza le politiche relative, le costruzioni sociali, le teorie , i saperi e i linguaggi disciplinari.... Affermi poi: -le donne, tutte, avrebbero dovuto scendere in piazza a gridare la loro indignazione, invece si sono mosse solo alcune intellettuali, che sono state emarginate dai media, quasi fossero ancora una volta delle fanatiche e basta...- Conseguenza logica, secondo me, di quanto ho detto è che noi donne non la pensiamo tutte allo stesso modo, molte sono ben convinte del sistema, lo considerano naturale e il migliore possibile, come molti uomini. -E' ovvio che l'aspirante tiranno si volga preferentemente agli omini e a'giovani, i quali, adeguatamente insigniti di coltello, possono venir promossi a strumenti precipui della sua birbonata......Senonché il Poffarbacco si preoccupò de le femmine. La sua esibita ed esibenda maschilità, sovraeccitata da stimolo insano lo sospingeva a rivolgersi ancora alle femine che lo incupivano nel desiderio. E avvertito dellaimportanza che le donne possono avere nell'"organico" della famiglia e della società, col suo fiuto di furbo di provincia sente che potrà tirare un qualche profitto dando a bere a le grulle che talvolta le sono ch'esse pure hanno senso e capacità politica, talché poi le donne gli vanno mugolando d'attorno col pretesto del comune amore per il pòppolo, in realtà sospinte da una certa lor ghiottoneria ammirativa per il virulento babbeo che regala d'amoroso guiderdone le amiche, ma insomma ne tiene a bada la vedovata lubido. - Aldo … delle giuste osservazioni di Adriana sulla sottovalutazione della sinistra circa i problemi del corrente maschilismo e sulla dimenticanza di molte donne, o peggio sulla loro identificazione con i meccanismi tradizionalmente maschili del potere, bisognerebbe ragionare molto: mi pare che ci sia al fondo una sindrome, un concorso di fattori diversi: cambio generazionale, propensione del tutto cattolica (o meglio cristiana) verso il complesso di colpa, corsi e ricorsi storici ? Varrebbe la pena di pensarci meglio. - Per dirla in breve la sua natura, o se preferisci, la sua qualità più spiccata consiste nel concedere ai suoi inquilini soltanto la scelta tra il gelo estremo e un calore che potrebbe fondere il granito. Fra questi due estremi essi si dibattono ululando, poiché nell’uno l’altro sembra continuamente un ristoro divino, ma diventa subito, e nel più infernale significato della parola, insopportabile. Trattandosi di estremi la cosa dovrebbe piacerti...- C’è qualche cosa di infernale in un certo modo di pentirsi. Laura : Grazie al cielo c'è stata una reazione. Ma è proprio il personaggio Anna Bravo che mi inquieta, anche perché la conoscevo personalmente. Pare l'emblema di questo volgere le spalle a quanto di buono è stato conquistato. Adriana: come contributo al nostro dibattito incollo l’articolo di Lea Melandri che può essere rintracciato sul sito dell’Università delle Donne. Lea Melandri ha insegnato in vari ordini di scuole e nei corsi per adulti. Attualmente tiene corsi presso l'Associazione per una Libera Università delle Donne di Milano, di cui è stata promotrice insieme ad altre fin dal 1987. E' stata redattrice, insieme allo psicanalista Elvio Fachinelli, della rivista L'erba voglio (1971-1978), di cui ha curato l'antologia: L'erba voglio. Il desiderio dissidente, Baldini & Castoldi 1998. Ha preso parte attiva al movimento delle donne negli anni '70 e di questa ricerca sulla problematica dei sessi, che continua fino ad oggi, sono testimonianza le pubblicazioni: L'infamia originaria, edizioni L'erba voglio 1977 (Manifestolibri 1997);Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli 1988 (ristampato da Bollati Boringhieri, 2002); Lo strabismo della memoria, La Tartaruga edizioni 1991;La mappa del cuore, Rubbettino 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996; Una visceralità indici bile. La pratica dell'inconscio nel movimento delle donne degli anni Settanta, Fondazione Badaracco, Franco Angeli editore 2000; Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati Boringhieri 2001. Ha tenuto rubriche di posta su diversi giornali:"Ragazza In", "Noi donne", "Extra Manifesto", "L'Unità". Collaboratrice della rivista "Carnet" e di altre testate, ha diretto, dal 1987 al 1997, la rivista"Lapis. Percorsi della riflessione femminile", di cui ha curato, insieme ad altre, l'antologia Lapis. Sezione aurea di una rivista, Manifestolibri 1998. [Nota biografica tratta dal sito della Libera Università delle Donne di Milano] Antiberlusconismo e conflitto tra i sessiPer quanto mosso da un narcisismo incontenibile e da un senso di onnipotenza che non conosce limiti, sia nell'arte amatoria che nel governo della cosa pubblica, Silvio Berlusconi non può ragionevolmente essere considerato il cinico, diabolico responsabile dei mali che affliggono da millenni il rapporto tra i sessi. Eppure, l'impressione che si ha dal dibattito che ferve intorno al tema sesso e potere, è che, avendo incarnato un immaginario erotico largamente diffuso tra uomini e donne, Berlusconi ne sia anche, sotto molti aspetti, il creatore. La mercificazione del corpo femminile non data dalla nascita della televisione, lo scambio di sessualità con doni, denaro, successo, carriere, o sopravvivenza, non si pratica solo all'interno di Palazzo Grazioli e nelle stanze del potere. Allora perché si parla di sessismo, di patriarcato, di violenza maschile, di uso umiliante del corpo delle donne soltanto adesso? Perché si attribuisce alla vicenda Berlusconi-Noemi, Berlusconi-escort, l'effetto eclatante di uno svelamento, o, come ha detto Nicky Vendola alla trasmissione L'Infedele (28.9.09), di una autobiografia nazionale? La personalizzazione del potere, di cui il Presidente del Consiglio viene da più parti accusato, non rischia di orientare anche il giudizio dei suoi oppositori, nel momento in cui lo si fa protagonista unico di uno dei domini più antichi del mondo, così radicato nella vita dei singoli e delle collettività da essere ancora oggi considerato naturale? Se è vero che, saltati i confini tra sfera privata e sfera pubblica, il corpo, la sessualità, il rapporto uomo-donna si sono venuti a trovare all'improvviso nel cuore della politica -dove sono stati a lungo rimossi, trattati come parenti impresentabili-, non si può dire altrettanto della coscienza femminile che da quasi mezzo secolo è venuta rivoluzionando gerarchie di potere tra i sessi, date come eterne e immodificabili. La cultura maschile, arroccata di etro la maschera difensiva della neutralità, ha fatto orecchie da mercante, ha lasciato che passasse l'onda imprevista e travolgente del femminismo degli anni '70, e ha archiviato l'unica critica radicale alla politica insieme ai sussulti libertari del '68. Poi, per uno di quei dispetti imperscrutabili della storia, è accaduto che, a scoperchiare il vaso di Pandora e a svuotarlo di tutto ciò che è sempre stato visto come non politico, fosse il rappresentante di una della maggiori cariche dello Stato. Un'occasione unica per portare alla luce verità scomode e perturbanti - perché nascoste dietro comportamenti abituali della vita quotidiana di ogni individuo-, ma anche incline, proprio per la sua eccezionalità, a operare nuovi occultamenti. Mescolare, come stanno facendo negli ultimi tempi alcuni giornali e trasmissioni televisive antiberlusconismo e velinismo, rapporto di un'alta carica dello Stato con le donne e mercificazione del corpo femminile, induce alla semplificazione di un problema che, a partire dal degrado della politica istituzionale, si estende a tutte le manifestazioni di ordine privato e pubblico, segnate dal pensiero di un sesso solo, oltre che dagli adattamenti e dalle resistenze, con cui le donne l'hanno fatto proprio. Dopo la fase iniziale, in cui si è giustamente insistito sul pericolo che rappresenta per la democrazia lo scambio tra sessualità e ruoli istituzionali, l'equivalenza tra rappresentanza politica e carriera televisiva, si è finito per spostare i riflettori in direzioni diverse, ma tali da far apparire il rapporto uomo-donna, appena affiorato alla coscienza maschile, un pretesto per altre battaglie. Nel documento della Libera Università delle donne di Milano, che ha raccolto un migliaio di firme, le dimissioni di Berlusconi venivano così motivate: . Di questa, come di molte altre prese di posizione collettive, venute dalle reti e associazioni del femminismo, i giornali che oggi conducono una quotidiana campagna contro il Premier, non hanno dato notizia, limitandosi quasi sempre a invocare la 'ribellione' delle donne in nome della loro 'dignità' offesa. La cultura che su sessismo, patriarcato, corpo politico, si è venuta costruendo nell'arco di quarant'anni, da parte di donne e di alcuni uomini -penso per esempio all'associazione Maschile/Plurale-, non è un caso che sia rimasta ancora una volta in ombra. Portato inaspettatamente allo scoperto dalle vicende berlusconiane, il rapporto tra i sessi ha finito per restare impigliato nei suoi risvolti pubblici -l'intreccio tra televisione, affari e potere politico-, quando non è stato appiattito e confuso col pettegolezzo e lo sdegno moralistico. L'affermazione di Berlusconi -la maggioranza degli italiani vorrebbe essere come me, grande amatore dell'altra metà del cielo, che può permettersi di avere sempre alla sua tavola presenze femminili gradevoli- è stata tradotta da Gad Lerner (/Repubblica/ 28.9.09) in un interrogativo che ogni uomo potrebbe fare a se stesso: . Posta in questi termini, la domanda che vorrebbe far luce sull'immaginario erotico e sulla sessualità maschile, finisce inevitabilmente nelle secche di un discorso riguardante un uomo che assomma in sé un potere smisurato, una doppia onnipotenza, sessuale e politica, come ha scritto ida Dominijanni (/Il Manifesto/, 29.9.09) e che non può perciò che essere invidiato. La messa a tema del sessismo -il potere sulla donna che ogni uomo in quanto tale, noto o sconosciuto, ricco o miserabile, ha ereditato da una cultura patriarcale millenaria-, dopo una breve, timida apparizione, scompare ancora una volta, identificata con l'oggetto primo e unico della battaglia in corso: Silvio Berlusconi. Il sospetto che la questione femminile, l'umiliante rappresentazione del corpo delle donne nei media, ben documentata dal filmato di Lorella Zanardo, sia, più o meno consapevolmente, assunta come mezzo per altri fini, può essere smentito solo quando gli uomini riconosceranno che il nuovo galateo di Berlusconi, come lo ha definito Gad Lerner, è l'altra faccia, antica come il mondo, della misoginia maschile, la maschera edulcorata dall'amore del potere che l'uomo si è attribuito nei confronti dell'altro sesso. Di un Presidente del Consiglio, che mescola con assoluta noncuranza potere mediatico, politico e sessualità, è giusto chiedere che si dimetta, mentre non può non sollevare dubbi la chiamata alla ribellione delle donne offese, senza dire che la peggiore offesa sta nell' ignorare la cultura che la coscienza e l'intelligenza femminile più vicina a noi hanno prodotto, propria a partire dal rapporto tra corpo e polis, sessualità e politica. Oggi alcune circostanze hanno reso plateale il maschilismo diffuso, sotteso anche a comportamenti apparentemente amichevoli verso le donne, viziati però da una concezione tradizionalista del ruolo sociale femminile, e interrogano uomini comuni sul proprio sentire e rapportarsi all'altra metà del cielo individualmente e collettivamente. Questo l’appello: DA ALCUNI UOMINI ITALIANI Noi dichiariamo un netto rifiuto della cultura che considera le donne italiane a disposizione degli uomini, cultura rappresentata ed espressa in questi anni soprattutto da Silvio Berlusconi attraverso le sue televisioni, la sua politica e la sua vita, ma anche dal leghismo di Bossi e da molti uomini italiani troppo silenziosi. Noi ci vergogniamo di essere rappresentati all’estero da Silvio Berlusconi come uomo Presidente del Consiglio. Ci impegniamo a promuovere la dignità degli uomini italiani, consapevoli e convinti che oggi più che mai in Italia sia necessaria una forte e diffusa reazione individuale e collettiva a questa cultura nemica delle donne, dell’omosessualità e degli stessi uomini. Riteniamo sempre più importante un cambiamento degli uomini di ogni età, basato sul rispetto di ogni genere, sulla coscienza della parzialità, sul valore delle differenze, sul piacere delle relazioni paritarie e sulla non violenza. Per un’Italia diversa e migliore. Per aderire scrivere a Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. Franco … credo anch’io che, come afferma Paolo, l’esuberanza sessuale maschile sia in buona parte una costruzione favolistica necessaria per legittimare il teatro dei duplici ruoli fra uomini e donne; tuttavia, prima di entrare nel merito delle molte questioni poste dall’intervento di Adriana e da quello successivo di Laura e Aldo sul pentitismo, vorrei fare un passo indietro sul mio breve intervento che ha innescato questo dibattito. Io inviterei tutti e tutte a problematizzare di più la questione mediatica (parlavo infatti di priapismo senile con un intento ironico e mediatico con un intento più serio). Provo allora a restringere il, campo di indagine. Stiamo parlando dello scambio sesso denaro potere e non delle predilezioni sessuali o delle abitudini delle persone. Bene: tale scambio, come dice Adriana stessa, è sempre avvenuto e io non so bene dire se questo sia prerogativa delle società patriarcali e solo di quelle. Qual è la novità, rispetto al fenomeno? Per me sta in questo: nel nuovo restaurato governo del principe (mi riferisco a un convegno tenutosi nel lontano 1985 che aveva per titolo proprio questo: come riportare il principe al governo dell’Europa?), ciò che stiamo vedendo è lo spettacolo di corte, che in definitiva ha riguardato sempre, in tutti i tempi, una esigua minoranza. La differenza con il passato è che tali giochi di corte laiche e papali si venivano a sapere decenni e secoli dopo grazie all’opera dei grandi scrittori (Splendori e miserie della cortigiane di Balzac, per esempio), mentre oggi la corte inscena i suoi comportamenti sgangherati e ne fa uno spettacolo in diretta televisiva a ciclo continuo, da paese dei balocchi. Alcuni dei protagonisti dello spettacolo sono più adeguati di altri, nel senso di saper reggere meglio la tensione che ne deriva. Come parlare di tutto questo senza essere sudditi-spettatori di quello che avviene ed evitare di essere a nostra volta inconsapevoli partecipanti a una sorta di grande karaoke? Paolo: … caro Franco sono d’accordo con te, le tendenze identitarie non interessano nemmeno me né punto né poco. Figuriamoci poi le forme di autocoscienza maschili nelle quali prevalga appunto la ricerca d’identità. Che ciascuno identifichi la sua parlando con se stesso e col mondo e vada libero. Mi interessa solo il fatto che ci misuriamo in buona sostanza intorno a soli due organi sessuali differenti e che anche su questa differenza l’umanità costruisce rapporti di potere. Il novecento marxista ha privilegiato i rapporti di potere che nascevano all’interno del lavoro salariato. D’altra parte il capitalismo otto-novecentesco aveva innescato sui ruoli e sull’immaginario ereditati dal patriarcato i suoi meccanismi di riproduzione e ben presto lo scenario è stato interamentre occupato dalla dinamica del salario che aveva sussunto, mascherandolo, il rapporto servo padrone. Il femminismo, al suo modo, è tornato a ricordarci che la dinamica servo-padrone passa anche, e verosimilmente prima, dalle camere da letto. Per questo per me parlare dei ‘lettoni’ e di quello che avviene sotto le lenzuola serve. Serve anche che ne parlino gli uomini. Nella dinamica di potere presente nella relazione uomo donna cosa ci mette di suo il maschio, cosa la donna? Perché in questo mi sembra che le donne siano più avanti. Le dinamiche del potere femminile sull’uomo (dalla pretesa onnipotenza dei sentimenti su cui organizzano i ricatti più insidiosi sul maschio alle infinite strategie seduttive) sono state rese più che mai manifeste e scoperte, molto meno quelle maschili. Ma allo scopo di denunciare cosa? Allo scopo di denunciare quanto alla destra fascista e razzista italiote sta maggiormente a cuore, quello di oscurare definitivamente la lotta di classe e di tornare a ridurre il mondo alla necessità ‘naturale’ dei rapporti servo-padrone. E dove altrimenti nascono, dicono le femministe, i rapporti servili se non sul corpo delle donne? E la distruzione del lavoro salariato classico, questa femminilizzazione del lavoro, non è forse appunto imposizione generalizzata di lavoro servile?
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